
Riflessione sulla vita in tournée
Edward Hopper, "Ombre notturne", 1921
Edward Hopper, "Ombre notturne", 1921
Edward Hopper, "Ombre notturne", 1921
Durante le lunghe tournée, quelle che iniziano ad ottobre e finiscono ad aprile, e io ho avuto la fortuna di farne molte, sei costantemente in viaggio e devi replicare lo spettacolo ogni sera, a volte anche due volte al giorno, ma intanto la vita non va in pausa. Accadono mille cose nella tua vita, e in quella delle persone che ne fanno parte, a casa, nella famiglia di origine, agli amici, cose allegre e cose tristi, arrivano notizie belle e meno belle, e tu le vivi tutte al telefono, dalla tua camera d’albergo o dal bar della piazza principale della cittadina in cui ti trovi, o dal tuo camerino. E ogni sera, devi trovare la concentrazione di andare in scena, di dare il massimo, di dire tutte le battute e di dirle bene, di metterci tutta la tua energia. E per fare questo noi abbiamo il privilegio di andare in un luogo magico, il palcoscenico, al di fuori del quale possiamo e dobbiamo lasciare ogni cosa appartenente alla nostra vita reale, ogni preoccupazione, ogni problema, ogni discussione, ogni dolore, ogni gioia, per dedicarci totalmente e nudi, ma rivestiti di altri panni e personalità, al personaggio e al pubblico che esige, per emozionarsi, tutta la nostra totale e assoluta dedizione, attenzione, energia, altrimenti la magia non riesce.
A voi tutti vi auguro di non rinunciare mai a questo privilegio, di dedicarvi a qualcosa che esige e permette di staccare totalmente ed estraniarvi da tutto ciò che è pesante, difficile, doloroso, e lasciarvi andare al gioioso e serissimo gioco del “facciamo finta che”.?

Brooklin, NYC - USA, 2016